Enrico Berti (1935-2022)

Addio al Professor Enrico Berti, grande maestro di cultura e di vita

Il ricordo di un suo allievo

Enrico Berti ci ha lasciato. Si è spento due giorni fa a Padova dopo lunga malattia. Professore emerito dell'Università di Padova, è stato Accademico dei Lincei, già presidente della Società filosofica italiana, presidente onorario dell'Istituto Internazionale di Filosofia, Grande Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana. A Lugano ha insegnato per lunghi anni alla Facoltà di Teologia, su mio suggerimento, lasciando in tutti gli studenti un ricordo sempre bellissimo, indelebile.
E’ stato un grande professore. Le sue lezioni si distinguevano per chiarezza. Eppure, dietro quella semplicità si nascondevano anni di studio e una competenza filosofica e filologica fuori dal comune: leggeva il greco classico come fosse la sua lingua madre e correggeva le traduzioni errate con una disinvoltura disarmante.
Non amava stupire, mettersi in mostra con teorie forzatamente originali: prendeva un testo di un grande filosofo del passato, lo distribuiva in aula e lo commentava, con rispetto, profondità filosofica, rigore esegetico.
Enrico Berti è stato poi un grande ricercatore. Quando la maggior parte dei filosofi andava cercando novità nella dottrina di Dio come Essere sussistente, facendo l’occhiolino ad Heidegger, egli rilevava le interne contraddizioni di quella teoria, a partire dal suo amato Aristotele e in sintonia con colleghi anglosassoni, come Anthony Kenny. Quando il pensiero post-moderno continentale andava inneggiando alla morte della metafisica e plaudendo al superamento di Aristotele, egli difendeva con argomenti la metafisica classica e le “Ragioni di Aristotele” (così suona il titolo di un suo insuperato saggio). La storia della filosofia contemporanea gli avrebbe dato ragione: la metafisica, in generale, e quella di Aristotele in particolare, sono oggi nel panorama internazionale vive più che mai. Ed Enrico Berti, filosofo italiano, è uno dei ricercatori più stimati a livello internazionale.
In ultimo ma non da ultimo egli è stato un grande uomo. Ha rifiutato cariche accademiche e politiche molto importanti per potersi dedicare alla sua missione, che considerava l’insegnamento e la ricerca. Ha rifiutato cattedre molto ben remunerate, perché lo avrebbero tenuto lontano dalla sua “fornitissima biblioteca di Padova”.
Della sua memorabile onestà intellettuale e della sua gentilezza ricordo, per finire, solo un episodio. Nel 1995 una sua pubblicazione ricevette una recensione feroce da parte di un collega. La metafisica, nella introduzione pubblicata da Berti, veniva definita “una curiosa e dilettantesca, quasi casalinga, branca della teologia razionale”. La reazione di Enrico Berti fu testualmente la seguente: “Casati ha perfettamente ragione di denunciare questo difetto”. Invece di rispondere per le rime, come avrebbe potuto, il maestro rispose così, cominciò a studiare la metafisica analitica e nel 2007 pubblicò un saggio che iniziava con le seguenti parole: “questo articolo è l’occasione di rimediare ad una lacuna giustamente rilevata da un collega”. Che dire? Un grande.
Termino questo (troppo) breve ricordo con le sue stesse parole, emblematiche della sua immensa umiltà intellettuale: «Dopo più di venticinque secoli di storia della filosofia, non sento il bisogno di inventare filosofie nuove, quanto piuttosto di riflettere sulle molte filosofie già disponibili, per vedere di ricavarne qualche indicazione utile».
Grazie Maestro

 

Fonte: Corriere del Ticino, 07.01.2022, p. 23